sabato 22 novembre 2014

Londra. Ancora.


 

 
 
   
 
A Londra in Ottobre con la mia mamma e la mia bimba più grande: tanta metro, una delle cose che più amo di qui e dove potrei passare ore. Tantissimo buon cibo, soprattutto greco e orientale, ma anche una meravigliosa English breakfast a Brixton un sabato mattina, in una tavolata di legno piena di londinesi pigri e vacanzieri. Lunghe lente camminate col naso all'insù, lungo il Tamigi e a Sud della città. E una buona dose di shopping, piuttosto kitsch. Va detto.
Londra non mi stanca mai e ho sempre in mente di ritornarci appena possibile.
Perché amo in lei quello che la anima e la attraversa. La sua essenza, molto più che le strade, i palazzi, i ponti e la sostanza di cui è fatta. Per quanto bellissimi siano.
Amo quella varietà, umana e di situazioni, che la popola.
Quel sentire che ogni volta, per quanto io sia percettiva, curiosa (tantissimo!) e capace di annusare e respirare a fondo una situazione, qualcosa di lei mi sfugge sempre. Mi sfugge ancora.
La percezione che, spesso inaspettatamente, la situazione cambi appena voltato l'angolo: l'odore del cibo venduto per strada, lo stile delle scarpe che corrono sul marciapiede, il cemento più spinto che si trasforma in verde campagnolo contro i muri, i negozi che diventano gallerie d'arte, il globalizzato spinto alternato a situazioni molto caratteristiche e irripetibili.  Frastuoni,  ma anche silenzi.
E la sensazione ben precisa che infinite possibilità si intrecciano qui. Infiniti modi di essere e stare al mondo.
Tante città diverse per ogni quartiere e ogni quartiere articolato in vari gruppi di vie con logiche e atmosfere tutte loro.
E Londra è uno di quei posti capaci di regalarmi una cosa potente: farmi sentire un po' diversa ogni volta, ancora capace di cambiare. Che mi ricorda che non ho mai voluto fossilizzarmi neppure per sbaglio in un'immagine e in un prototipo. E benché questo sia vero sempre, e credo valga un po' per tutti più o meno inconsapevolmente, essere qui è una delle situazioni rare in cui me lo ricordo bene ogni secondo.

mercoledì 5 novembre 2014

Ritorno con Arancio Autunno

 
Scie di arancio, fuori casa tra le foglie che abbiamo la fortuna di vedere in tutte le sfumature autunnali possibili, e in casa, dove non resisto e le inseguo con la macchina fotografica, anche quando il caffè sta bruciando o c'è qualcosa di più urgente da fare. Cioè sempre.
Bello tornare qui, bellissimo. La mia professoressa di "Teorie della traduzione" una volta, sulla porta, mi ha detto una cosa tanto semplice quanto preziosa (non avevo preparato al meglio un passaggio importante): "non bisogna mai, mai pendersela con sé stessi per non aver fatto qualcosa o per non averlo fatto bene quanto speravamo. Significa solo che abbiamo fatto qualcos'altro". Qualcos'altro di meritevole, o di buono, si spera. E lei, con quell'espressione ironica e molto intelligente, lo intendeva di sicuro, alludendo all' assoluta necessità di valutare il peso delle cose fatte e del loro valore. Mia zia, peraltro un uragano di energie e positività, più semplicemente ancora dice: "eh, tutto non si può fare!". Ed è ben così. Penso che prima ce ne rendiamo conto e meglio stiamo. Insomma, torno spesso su questo punto, coi pensieri: alla necessità di saper lasciare andare, anche. Oltre a tutti i buoni propositi, progetti, routine ed efficienze che certamente ciascuno mette in pratica.
Dunque. Cosa ho fatto, io, per non essere stata qui? Devo dire: tanto. E bello.
- Ho ricreato, con impegno e non pochi ragionamenti, una buona routine familiare con l'inizio di due grandi avventure per due piccole bimbe, che hanno cominciato la materna e la scuola. Devo dire che l'adattamento che ha richiesto più attenzione è stato soprattutto quello emotivo: più di tutto il cercare di mantenere dei ritmi lenti quanto più possibile e delle giornate tranquille malgrado gli orari molto rigidi e gli impegni strutturati. Sono soddisfatta, sì, ma ci sono ancora un sacco di cose da migliorare.
- Ho iniziato a nuotare tre sere a settimana, in un misto di fatica e pigrizia organizzativa ma di grandissimo beneficio emotivo e fisico, azzerando del tutto i sensi di colpa  in occasione di super merende a base di torte o brioches specialissime di un pasticcere geniale amico di mio papà, che mi concedo nei famosi tre giorni. Ed anche negli altri, a dirla tutta.
- Ho ripreso a leggere tanto, di gusto: tanti libri affianco al letto, tanti che mi aspettano nella lista "libri" del piccì.
- Abbiamo viaggiato, dopo diversi anni in cui non avevamo potuto farlo: Austria e Londra (di cui le immagini della torta sotto rappresentano una delle tante ispirazioni e idee che mi ha lasciato). Foto di Londra verranno, qui.
 - E, in generale, ho usato poca tecnologia, un po' frastornata com'ero da what's up (bella e terribile invenzione) e dalla blogsfera, tanto interessante quanto prorompente e incontenibile. Insomma: avevo bisogno di uno spazio off-line. Ed è stato rigenerante, nella misura in cui ho avuto modo di essere molto meno distratta. E, ogni tanto, ci vuole.