venerdì 15 novembre 2013

Provare a lasciare andare


Quando non ci sono proiezioni verso il dover fare qualcosa  o l'arrivare da qualche parte, quando non c'è nessuna aspettativa, esigenza o bisogno particolare e un momento è completo e perfetto così com'è.
Come l'altro giorno, quando siamo arrivati a casa quasi tutti (la gnoma più grande era ancora a scuola), totalmente in ritardo per il pranzo e senza nessun ingrediente speciale né risolutivo in frigo. Però c'era una luce speciale, morbida, e così - senza parole, né accordi né intenti - ciascuno di noi si è perso', con lentezza, indolenza e pigrizia, per fare ciò che mi sembra sempre più difficile: essere, soltanto.
Ci sono volte così, magiche, in cui capita e basta però mi chiedo se si possano creare le condizioni affinché possa accadere. Mi chiedo se si possa imparare, diciamo, a lasciare andare e di come ciò sia adattabile alla vita che va veloce veloce veloce e procede per incastri e (seppur buone, necessarie e "provvidenziali" ) organizzazioni e previsioni.
Ne scriverò qui, perché ci penso spesso. Soprattutto quando dopo aver fatto, fatto  e fatto mi chiedo: "ma quando sono"?!
E voi?  Avvertite l'esigenza profonda di questi spazi vuoti e perfetti?  Se sono nell'aria li sapete riconoscere? E soprattutto, riuscite ad arrendervi?

12 commenti:

  1. che pace, che calma.

    lasciar andare? non sempre ci riesco, e spesso fatico anche a comprendere perché.
    a volte riesce tanto naturale.
    altre volte resto intontita ed annebbiata e frustrata dalla mia incapacità di restare calma, di vedere le cose per quello che sono, dare il giusto peso e ridimensionare, e anche solo mettere qualcosa sul piatto assume toni tragici e disperati.

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    1. Mi hai fatto ridere coi toni tragici e disperati anche solo quando si mette su una cena, conosco conosco... Però credo che l'essenziale sia l'avvertire la necessità di imparare almeno a lasciare andare, con prospettiva, come dici tu. Come dicevo a Siro, qua sotto, sento l'urgenza di insegnarlo alle bambine, di dare loro questa prospettiva. Ma devo lavorare su di me affinché accada...

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  2. No. Non riesco. Devo lavorarci. Sono in continuo stato di tensione all'azione. Faccio sempre almeno 2 cose contemporaneamente. Avrei bisogno di fermarmi un attimo, perché mi rendo conto che non solo non mi lascio galleggiare, ma non riesco nemmeno a tenere la concentrazione su una cosa singola per più di 5 minuti.

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    1. Silvia hai colto tutto con quel "lasciarmi galleggiare". Io pure ci devo lavorare però ne avverto la necessità e ne fiuto la magia, quando ci capito dentro. E sento assolutamente di dover imparare e insegnarlo alle bambine. E' pur sempre qualcosa

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  3. Io mi rendo conto di avere un forte ascendente sulla mia famiglia, per cui se io sono calma, tranquilla e serena, ecco che si innesca un bellissimo effetto domino, in cui tutti lo diventano appresso a me. Se io sono isterica, frustrata, nervosa, inquieta, ecco che tutti, piano piano, mi seguono, purtroppo, in questo triste meccanismo.
    Non sono proprio in grado di 'creare le condizioni' per un effetto domino positivo. Ci devo lavorare...

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    1. Pina conosco bene l'effetto domino di cui parli e noi mamme in effetti siamo sempre la prima magica pedina che ne determina l'andamento e la direzione in famiglia. Una bella responsabilità, eh

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  4. Se la casa è abbastanza in ordine e pulita mi arrendo! No dai, la verità è che noi ci lasciamo un po' troppo spesso trasportare dai quei momenti magici, e io mi sento fortunata per questo visto che mia madre, ad esempio, non se li poteva mai concedere (non sia mai un pranzo in ritardo per mio padre!)

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    1. Bello il fatto che invece ti abbandoni spesso e che ne senti il privilegi in confronto a tua mamma. Un bellissimo regalo per la tua bimba.

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  5. i momenti "che capitano" semplicemente, come dici tu, sono i più belli, i più genuini. le pianificazioni portano sempre delle aspettative, sia in noi che negli altri. forse è per questo che non le amo molto. il cappello a punta della tua piccola è adorabile ^_^

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    1. e' vero Manu: è proprio nella rara assenza di aspettative che, magicamente, arrivano.

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  6. io da quando studio fuori vivo nell'ansia di dover tenere tutto in ordine, tutto sistemato, voglio mangiare, senza ricorrere a schifezze surgelate, perché cosi mi è stato insegnato.
    Ma i miei orari non me lo permettono quasi mai di stare al passo, ho sempre arretrati... e allora corro, corro, corro. In questi giorni, con i nervi a fiori di pelle mi son detta "NINA... arrenditi per una volta, goditi il momento, prendi quello che viene!" ... l'ho cercato io il momento di perfetto equilibrio, l'ho costretto a palesarsi, perchè IO, NO, NON SONO IN GRADO DI RICONOSCERLI!!

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  7. Io ho imparato a cercarli da quando ho le bambine. Perché imparare a godersi i momenti anche senza dover fare o pensare a cosa fare è un qualcosa che ho capito di voler trasmettere loro come valore importantissimo.
    Ti capisco quando dici che ti affanni per mangiare bene: mangiare bene comporta un grande dispendio di energie: pensare a cosa mangiare, fare (una buona) spesa, cucinare per bene e mangiare lentamente, con la tavola apparecchiata. Su questo per esempio mi affanno un sacco pure io.

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